Non esistono più i cinecomics di una volta

A pochi giorni dall'uscita in Italia, dove sta dominando il botteghino, Captain America: Brave New World, l'ultimo cinecomic targato Marvel, ha già diviso pubblico e critica.

Gli esperti del settore lo hanno etichettato come l’ennesima produzione ad alto budget priva di originalità: una retorica in cui cambiano i volti, si rimescolano le trame, ma la sostanza resta invariata. Nemmeno la presenza di star di rilievo o il ritmo incalzante, esaltato da una CGI impeccabile, riescono più a distinguere un film dall’altro. Rimane l’intrattenimento, certo, ma la sensazione generale è quella di un'opera piatta e prevedibile.

L’epoca d’oro di Avengers: Endgame sembra ormai lontana, lasciando dietro di sé una scia di nostalgia e un senso di vuoto che le nuove pellicole faticano a colmare. Dei film più recenti dell’universo Marvel resta ben poco impresso: tutto sa di già visto e, peggio ancora, si intuisce in anticipo come andrà a finire.

Paradossalmente, il problema non è tanto che la saga sia infinita, quanto il fatto che ne siamo perfettamente consapevoli. E forse è proprio questa certezza a rendere il tutto più noioso. Siamo diventati troppo grandi per questi schemi narrativi ripetitivi o, semplicemente, abbiamo perso il gusto di goderci un po' di contenuti leggeri?

Allo stesso tempo, sembra che le nuove generazioni frequentino le sale più per raccogliere indizi utili a ricostruire il mastodontico puzzle narrativo della Marvel che per apprezzare il singolo film.

Ormai, la questione non riguarda più neanche la qualità degli effetti speciali o il calibro degli attori. Se persino un’icona come Harrison Ford non riesce a salvare la baracca, forse il problema è più profondo, ovvero che la formula è logora, spremuta fino all’ultima goccia.

Forse siamo semplicemente sazi dell'universo cinematografico fatto di supereroi. Una volta ci catapultavano in mondi straordinari, oggi faticano a suscitare emozioni. Quel boom di tizi in calzamaglia che ha dominato il decennio scorso ora appare datato, quasi ingenuo, troppo semplicistico. La spaccata dicotomia tra bene e male, sembra quasi decontestualizzata in una realtà complessa e frammentata come quella che stiamo vivendo oggi.

Si avverte un desiderio crescente di storie più Neorealiste, più radicate alla realtà. Eppure, i numeri al botteghino dimostrano che la miniera Marvel ha ancora qualcosa da offrire. Hollywood, infatti, non molla l’osso e ha già pianificato nuovi titoli per i prossimi due anni.

Il problema è che anche i fan più sfegatati di casa Marvel hanno iniziato a chiedersi se questi film, lunghi almeno due ore, in cui succede di tutto, ma praticamente non succede niente, hanno lasciato in loro qualcosa che vada oltre una storia superficiale. Film dopo film, la sensazione di ritorno al passato aumenta. Il genere si evolverà verso qualcosa di più che una soap opera a puntate? Ma soprattutto: questi film avranno ancora valore in futuro?

Come risponderanno i Marvel Studios a questo calo di popolarità? sta difatti cercando di correre ai ripari. Disney ha in cantiere nuovi progetti, tra cui il sequel di Blade, con l’intento di riconquistare i fan delusi e ricollegarsi alle origini fumettistiche.

Chissà come ha fatto questo genere cinematografico a scivolare così in basso, fino a sfornare film incapaci perfino di coprire le spese di produzione? È colpa di sceneggiatori poco ispirati da non essere coinvolti nella loro totalità? Di personaggi sempre più limitati proprio dalla necessità di aderire ai fumetti da cui sono tratti? O, forse, è lecito affermare che il fenomeno dei cinecomics sta semplicemente esaurendo il suo ciclo vitale?

La risposta potrebbe arrivare con i prossimi titoli in uscita: Fantastici 4, Daredevil, Ironheart, Thunderbolts e altri ancora. Intanto, una cosa è certa: Captain America: Brave New World, che avrebbe dovuto rappresentare una boccata d'aria per la Marvel, è stato inserito da Rotten Tomatoes tra le quattro peggiori opere dell'universo Marvel, insieme a Secret Invasion, Eternals e Ant-Man and the Wasp: Quantu Mania.

Alla fine, Avengers: Endgame si conferma il vero apice di questa epopea cinematografica. E forse è proprio il suo successo a rendere i successivi capitoli meno interessanti, non incisivi o comunque non all'altezza.

Forse Marvel ha peccato nell'espandere troppo la narrazione, dando risonanza anche a personaggi meno noti, nella speranza di allargare e diversificare ancora di più l'universo narrativo. Nel frattempo, il suo eterno rivale, DC Studios, è riuscito a trovare un migliore equilibrio e a creare dei film molto più cult, che rimangono più impressi nell'immaginario collettivo e sono stati, di conseguenza, un successo sia di pubblico che di critica. Trovando una strada più equilibrata in titoli come Joker, Joker: Folie à Deux, Harley Quinn e le varie incarnazioni di Batman, Superman e compagnia hanno saputo catturare l’immaginario collettivo con maggiore incisività.

Per chi detesta i supereroi, e i film sui supereroi, non è, però, ancora tempo di festeggiare. Il genere non sembra ancora essere morto, anzi. Nel prossimo futuro l'universo super-eroistico continuerà a sfornare titoli, almeno per un pò. Tuttavia, la vera domanda è se saprà reinventarsi o se il pubblico decreterà, una volta per tutte, la fine dell’era dei supereroi.

 

Giovanni Lombardo

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