L'Arabia Saudita mira a diventare il centro del mondo.
Negli ultimi anni, l'Arabia Saudita si è affermata sempre più come un attore centrale sulla scena internazionale. La nazione ha attirato l'attenzione globale con eventi diplomatici significativi, come i negoziati tra Russia e Stati Uniti a Riyad.
Tradizionalmente criticata per le sue violazioni dei diritti umani, paradossalmente oggi l'Arabia Saudita sta cercando di reinventarsi come mediatore globale, sfidando il ruolo di Qatar ed Emirati Arabi Uniti.
Oltre alla politica, il regno punta a sviluppare il turismo, l'innovazione tecnologica e gli investimenti futuri, ispirandosi al modello emiratino.
Un tempo chiusa al turismo, oggi l'Arabia ambisce a diventare un polo di attrazione mondiale, con progetti come NEOM.
NEOM fa parte del programma Saudi Vision 2030 e consiste nella costruzione di diversi siti in giro per l'Arabia Saudita dedicati all'architettura contemporanea e al turismo, anche in vista dei Giochi asiatici invernali del 2029, dell'Esposizione universale del 2030, e della Coppa del mondo di calcio 2034.
Tra i siti appena portati a conclusione vi è quello dell'isola dedicata al lusso: Sindalah. E' stata costruita dallo studio di architettura "Lucadini Design & Architecture" e si trova sul Mar Rosso, a 5 km dalla costa di NEOM, estendendosi su 840.000 metri quadrati. Offrirà ai visitatori ristoranti, hotels, un porto commerciale e boutiques di lusso.
Il progetto più ambizioso e mastodontico di NEOM però, è The Line. La città futuristica che si svilupperà su di una linea e andrà dal deserto al mare. Una visione fantascientifica che ha stupito il mondo per la sua originalità.
La metropoli lineare è stata presentata nel 2017 con un costo che si aggirava intorno ai 500 miliardi di dollari. I numeri erano impressionanti. Basti pensare che il costo del progetto valesse più o meno un settimo del PIL italiano; che il cantiere avrebbe assorbito il 20% dell'intera produzione mondiale di acciaio e che, per costruire 170 km in 10 anni come da intento iniziale, i lavori dovessero andare ad una velocità 15.000 volte superiore a quella di un normale cantiere.
La linea, da realizzarsi nella regione saudita del Tabuk, doveva essere lunga 170 km ed accogliere 9 milioni di abitanti, ma recentemente, è stato ufficializzato che entro il 2030 verranno costruiti solo 2,4 km con larghezza di 200 m e altezza di 500 m. Sarà composta due grattacieli orizzontali e paralleli ed accoglierà 300.000 persone. L'area in cui sta venendo costruita è di 26.500 km2 e una parte sarà a mare. Infatti è presente un'estensione costiera di circa 468 km.
L'ambizioso progetto prevede che al suo interno vi siano locazioni adibite sia a zona residenziale, in grado di ospitare il vasto pubblico che auspica accogliere, ed altrettante riservate ai settori di prima necessità e di sviluppo turistico/cultutrale, un polo multifunzionale. Esso avrà uno sviluppo a più livelli, che garantirà il raggiungimento di ogni attività in appena 5 minuti a piedi. Grazie anche all'idea di inserire trasporti ad altissima velocità capaci di collegare un'estremità all'altra dei grattacieli in tempi record mai visti prima, la vita di chi abiterà The Line risulterà ottimizzata a tutto tondo. Il fulcro del progetto è l'uomo ed il suo benessere, ed è per questo che non vi saranno né auto né strade, ma soltanto una natura rigogliosa in grado di eliminare quasi del tutto i livelli di inquinamento di cui il mondo odierno soffre. Tutto sarà basato su sostenibilità ed energie rinnovabili e si tratterà di una smart city.
Notizia degli ultimi giorni è la volontà di utilizzare l'intelligenza artificiale e di creare entro il 2028 un data center gigantesco, spendendo 5 bilioni di dollari che probabilmente sanciranno a pieno il posto dell'Arabia Saudita tra le potenze tecnologiche del Golfo.
In qualche modo sembrerebbe una città ideale ed utopica, se non fosse che il progetto ha suscitato numerose polemiche sin dalla presentazione dell'idea. Gli urbanisti, ad esempio, hanno messo subito in discussione la praticità di una città così estesa in lunghezza, proponendo invece una forma circolare. Dall'altra le critiche sono state rivolte riguardo le condizioni di lavoro riservate alla manodopera straniera che sta partecipando alla costruzione della città.
A quanto si dice, già 21.000 persone sono morte costruendo quest'opera. Si tratta principalmente di lavoratori del sud-est asiatico, costretti a lavorare 16 ore al giorno, senza turni di riposo, con trattamenti degradanti e in condizioni atmosferiche estremamente dure.
Molte polemiche sono state sollevate anche riguardo la scelta del territorio. In quel deserto infatti, abitava una tribù indigena che è stata costretta ad abbandonare la propria terra, mentre quelli che sono rimasti, perché consideravano queste terre sacre, sono stati condannati a morte.
Benché The Line rappresenti una visione avanguardista di una smart city, resta da vedere se potrà realmente sviluppare un tessuto sociale vibrante o se rappresenterà una distopia tecnologica.
Effettivamente si tratta di un luogo senza storia, costruito dal nulla nel mezzo del deserto, comandato dall'intelligenza artificiale e controllato a stretto giro da telecamere. E' come se si tentasse di semplificare il reale imponendo una società in cui viene eliminato qualunque sistema discordante e complesso.
Questa fede nella modernità e nelle leggi scientifiche potranno mai tradursi concretamente in una società che possa vivere secondo tali principi? Ma soprattutto, saresti disposti a vivere in una città ipertecnologica, possibilmente priva di qualunque genere di caos, ma osservati a vista 24 ore su 24 e con limitazioni alla propria libertà personale?