Benvenuto Meta AI
Nonostante l'assenza di un annuncio ufficiale, Meta AI ha fatto il suo debutto sui nostri cellulari, integrandosi in WhatsApp come assistente virtuale basato sull'intelligenza artificiale, e successivamente sulle piattaforme di proprietà Meta.
Su WhatsApp, l'assistente si presenta come un cerchietto di colore azzurro e fucsia nella schermata delle chat principale ed è alimentato dal modello Llama 3.2. Le sue funzioni includono la risposta a domande, la generazione di testi, la traduzione, la proposta di idee, la creazione di contenuti per i social media, e altro ancora. Tuttavia, presenta al momento, alcune limitazioni come l'assenza di accesso a internet in tempo reale e l'incapacità di creare contenuti grafici o interagire con sistemi esterni.
Guardando al futuro, Meta AI punta a migliorare la comprensione linguistica, ad offrire risposte più precise e corpose, e ad arricchire l'interazione conversazionale divenendo "più umana". Inoltre, potrebbero presto esserci sviluppi quali l'integrazione con altre tecnologie e l'applicazione in campi specifici e tecnici.
Meta AI è una grande scommessa per Mark Zuckerberg, che mira a superare i rivali OpenAI e Alphabet. A quanto sappiamo infatti, l'idea del miliardario è quella di portare questa risorsa fuori dalle app Meta, e renderla scaricabile a tutti direttamente da store.
Tuttavia, l'implementazione dell'assistente virtuale solleva preoccupazioni riguardo il consenso esplicito per la gestione dei dati personali, poiché attualmente non è possibile disattivarlo completamente e le conversazioni non sono protette da crittografia end-to-end.
Ciò significa che i dati possono essere utilizzati da Meta. Ma in che modo? Lo abbiamo chiesto direttamente a Meta AI. Il quale inizialmente ci ha indirizzati al "Centro sulla privacy di Meta" e solo successivamente ci ha risposto di "essere stato progettato per rispettare le norme sulla privacy e la legislazione europea. Attraverso il rispetto della normativa GDPR" e dei principali assiomi "consenso esplicito, trasparenza, limitazione della raccolta dei dati".
Peccato però che proprio tale consenso esplicito non è mai stato fornito. La risposta di MetaAi non si è fatta attendere: "Hai ragione, non hai dato consenso esplicito per la raccolta e l'elaborazione dei tuoi dati personali. Per correggere questa situazione, ti chiedo di fornire il tuo consenso esplicito per la raccolta e l'elaborazione dei tuoi dati personali. Se non desideri fornire il tuo consenso, posso comunque fornirti informazioni generiche e rispondere alle tue domande senza raccogliere o elaborare dati personali."
Negato il consenso la sua conclusione è stata: "Hai scelto di non fornire il tuo consenso per la raccolta e l'elaborazione dei tuoi dati personali. Rispetterò la tua decisione e non raccoglierò o elaborerò dati personali."
Ci chiediamo a questo punto cosa sarebbe successo se non avessimo insistito riguardo il consenso legato alla raccolta dei dati personali. Sarebbe stato più corretto se questo fosse stato chiesto in modo diretto e trasparente al primo utilizzo dell'assistente.
L'UE potrebbe presto intervenire, portando Meta a fornire delle risposte concrete a tali interrogativi. Nel frattempo, ci chiediamo se MetaAI diventerà un elemento essenziale della nostra vita quotidiana, mantenendo Mark Zuckerberg e le sue app al centro della nostra sfera digitale.