Torna la Nuova Scena del rap italiano

Il rap italiano ha conquistato lo spazio che merita, e lo ha fatto in grande stile con Nuova Scena – Rhythm + Flow Italia, il primo talent interamente dedicato al genere, prodotto da Fremantle e distribuito da Netflix.

Dopo una prima stagione che aveva già acceso i riflettori sulla nuova generazione, la seconda edizione ha alzato l’asticella, portando con sé un’evoluzione tangibile sia sul piano tecnico che su quello artistico. Un format che parla la lingua del rap.

Ispirato all’omonima serie americana, Nuova Scena non è il solito programma musicale. È un progetto pensato per il rap e costruito sulle sue dinamiche: le Auditions, i Cypher, le Battle, gli inediti, i videoclip, le esibizioni live e le performance con artisti affermati.
Un percorso che ripercorre in forma televisiva il cammino reale di un artista rap, dove la credibilità, la scrittura, la presenza scenica e la visione personale fanno la differenza. E qui non si vincono i cuori con le lacrime, vince chi sa stare sul beat, chi ha qualcosa da dire, e sa farlo in modo originale.

La regia raffinata, la fotografia curata e un montaggio dal ritmo serrato rendono il tutto visivamente vicino a una serie TV di alto livello, con un'estetica che guarda alle produzioni americane ma senza perdere contatto con la realtà urbana italiana.

Se nella prima edizione l’attenzione era concentrata su Roma, Napoli e Milano, quest’anno il casting si è aperto a territori meno battuti, come Calabria, Puglia, Liguria, e persino all’estero. Una scelta coraggiosa, che ha portato in scena nuove voci, nuove identità, e una ricchezza di accenti e visioni che riflettono la complessità geografica del talento nel Paese. Un modo per ricordare che il rap non nasce nei salotti dei talent, ma nelle periferie, nei vicoli, nelle storie di chi finora non ha mai avuto un microfono per far sentire la sua voce.

I giudici in questa edizione fungono quasi più da mentori che da giurati.
Fabri Fibra, Geolier e Rose Villain non si limitano a valutare ma accompagnano, spingono, mettono alla prova, incitano battaglie personali contro demoni nascosti, mettendo in schermo anche la controversa visione di come un muro definito "ansia" possa far storcere il naso a vecchie generazioni.
In uno degli episodi più intensi, Fabri Fibra ha raccontato quanto lavoro serva per costruirsi una carriera: freestyle, battaglie, studio, collaborazioni. Dice di aver impiegato circa 10 anni per arrivare lì dove il programma comprime quel processo in otto episodi, sminuendo in tal senso la difficoltà di farsi strada, ma il format non perdona, chi arriva in fondo, ci arriva per merito.

Non sono mancati neanche ospiti di spessore, come Madame, Rocco Hunt, Lazza, Fred De Palma, Ernia, Gemitaiz, Kid Yugi, VillaBanks e altri, chiamati a giudicare e collaborare con i concorrenti in esibizioni che spesso hanno rappresentato un vero e proprio passaggio di testimone.

La finale ha visto in gara tre profili diversissimi tra loro: Cuta, Camilway e Nox. Tre stili, tre approcci, tre visioni del rap contemporaneo.
Chi come Cuta, apparentemente non un personaggio di spicco, ha mostrato tecnica, controllo e una mentalità professionale. Nox ha colpito per autenticità, coraggio e presenza scenica, ma definito come un "deja-vu" del settore. Ed infine Camilaway, proveniente dalla Calabria, ha portato sul palco il dialetto e le atmosfere della sua terra, raccontando se stesso senza filtri, mettendo su musica, con il brano "Nuova vita", un grave incidente personale che ha commosso e spiazzato il pubblico. Il valore simbolico della sua presenza è stato altissimo: un artista che non imita, che non si piega, che porta la sua voce in un contesto nazionale senza perdere sé stesso. È il classico caso di chi non vince il talent, ma conquista il pubblico e resta. Per molti, avrebbe meritato di più.

Nuova Scena 2 ha dimostrato che il rap può essere protagonista anche in TV, senza tradire la propria essenza. Alcuni puristi storcono il naso, vedendo nel programma un prodotto troppo televisivo.
Ma per la prima volta, il rap italiano ha avuto un palco dedicato, libero dalle logiche dei format pop. E' ancora perfezionabile, certo. Ma resta un’occasione reale per artisti emergenti che altrimenti faticherebbero a trovare visibilità. E se alla fine il vero vincitore non è un nome, ma il rap stesso, allora sì: missione compiuta.

Giovanni Lombardo

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