Traorè, il socialista temuto dall'Occidente
Il Burkina Faso, una nazione dell'Africa occidentale, sta attraversando una fase di rinnovamento politico e sociale sotto la guida del generale Ibrahim Traorè.
Traorè è salito al potere nel settembre 2022 attraverso un colpo di Stato, destituendo l'ex leader Paul-Henri Sandaogo Damiba. A soli 36 anni, è attualmente il più giovane Capo di Stato al mondo. Traorè è nato nel 1988 a Bondokuy, ha intrapreso sin da giovane la carriera militare. Promosso capitano nel 2020, ha partecipato a missioni con le Nazioni Unite in Mali e combattuto contro i gruppi jihadisti attivi nel Burkina Faso.
Fin dall'inizio del suo mandato, Traoré ha dichiarato di voler restituire il potere al popolo. Uno dei primi atti simbolici in questa direzione è stato l’interruzione dei rapporti con la Francia, ex potenza coloniale, che aveva mantenuto una presenza militare e forti interessi economici nel paese. Questa decisione ha suscitato dure reazioni da parte del governo francese: il presidente Emmanuel Macron ha definito il gesto “un atto d’ingratitudine”.
Traorè ha invece scelto di avvicinarsi a Turchia, Russia, Corea del Nord e Cina. In particolare, il presidente russo Vladimir Putin ha recentemente dichiarato di apprezzare molto il generale. A seguito di ripetuti attentati e tentativi di colpo di Stato volti a deporlo, Mosca avrebbe persino inviato una scorta personale di circa 50 militanti per garantirne la sicurezza.
Nonostante le pressioni internazionali e le tensioni interne, il generale Traorè è molto amato dal popolo Burkinabé. Il suo sogno è quello di combattere l'imperialismo commerciale ai danni dei locali e soprattutto il neocolonialismo estero, promuovendo una rifondazione del Burkina Faso basata sull’indipendenza e sulla sovranità del popolo.
Grande sostenitore della cooperazione tra le nazioni africane, punta a costruire una nuova identità pan-africana, che sia però lontana dall'influenza Occidentale. Tuttavia, sebbene Traorè abbia avviato una serie di iniziative molto apprezzate sul suo territorio, il paese resta dilaniato dai conflitti interni e dal terrorismo di matrice jihadista.
Eppure il suo programma politico è degno di lode, perché mira a ridistribuire risorse, potere e ricchezza alle fasce più povere della popolazione, sognando di eliminare tutte le disuguaglianze economiche e sociali. E, soprattutto, si impegna ad allontanare le multinazionali straniere dal settore minerario e nazionalizzare alcune industrie chiave, come quella dell'oro, al fine di garantire benessere al suo paese.
A questo si affianca un vasto piano di riforme sociali: dalla riorganizzazione della pubblica amministrazione, alla lotta contro la corruzione. Dall'ampliamento dell'esercito all'abbandono del francese come lingua ufficiale in favore delle lingue locali. Dalla riforma agricola, alla volontà di rendere l'istruzione gratuita per tutti, e tanto altro.
Traoré si oppone apertamente alle potenze straniere e alle élite locali che ne hanno tratto beneficio. I suoi punti di riferimento ideologici includono figure emblematiche come Che Guevara e Thomas Sankara, entrambi simboli della lotta rivoluzionaria e dell’anticolonialismo.
Non esenta, però, qualche nota di polemica. Difatti Traorè data la grave situazione di instabilità in cui si trova attualmente il paese, ha recentemente prorogato di cinque anni il mandato del proprio governo, senza fornire indicazioni su quando si terranno le prossime elezioni. Questo ha alimentato accuse da parte di alcuni Stati occidentali, che lo definiscono l’ennesimo “dittatore africano”.
Ci si chiede allora: si teme che l’Africa possa finalmente liberarsi dalle catene del neocolonialismo e prendere coscienza della propria forza? Solo il tempo dirà se Ibrahim Traoré sarà un altro leader di passaggio o l’inizio di una nuova ondata di emancipazione politica e culturale nel continente africano.