Italiani fuori dal podio all'Eurovision

L’edizione 2025 dell’Eurovision Song Contest si è conclusa. A trionfare è JJ – Johannes Pietsch, in rappresentanza dell’Austria, con l’inedito Wasted Love, brano dallo stile lirico-pop. Sul podio anche Juval Raphael per Israele e Tommy Cash per l’Estonia, con la sua iconica Espresso Macchiato, destinata a restare nella memoria collettiva.

JJ è nato in una famiglia benestante a Vienna, da padre austriaco e madre filippina, e ha vissuto a Dubai fino al 2016.
Nel 2020 ha partecipato a The Voice UK, dove è stato successivamente eliminato. L’anno successivo ha preso parte al talent show austriaco Starmania, arrivando alle semifinali. Parallelamente, ha frequentato la scuola lirica dell’Opera di Stato di Vienna.
Il 30 gennaio 2025, durante la trasmissione radiofonica Ö3-Wecker su Ö3, Johannes Pietsch è stato annunciato ufficialmente come rappresentante dell’Austria all’Eurovision Song Contest 2025, tenutosi a Basilea. La sua canzone, Wasted Love, co-composta da Teodora Špirić, è stata presentata il 6 marzo. Nel mese di maggio, dopo aver superato la seconda semifinale, JJ ha preso parte alla finale, vincendo con un totale di 436 punti.

Delusione per l’Italia, rappresentata da Lucio Corsi, selezionato come sostituto del vincitore del Festival di Sanremo, il misterioso e assente Ollie.

Corsi può comunque vantare una vittoria simbolica: in termini di ascolti online, sommando Spotify e YouTube, è tra i partecipanti più seguiti. Si è distinto per il suo approccio autentico, impreziosito dall’utilizzo dell’armonica durante l’esibizione.

Esperienza positiva anche per l’altro italiano in gara, il DJ Gabry Ponte, in rappresentanza della Repubblica di San Marino. L’artista è riuscito a coinvolgere il pubblico e, come testimoniato dai social, anche gli altri concorrenti. Rientra con una notorietà rafforzata a livello europeo e con probabili collaborazioni internazionali all’orizzonte.

L’Italia, dunque, torna a casa a mani vuote e – forse – con un pizzico di nostalgia per la vittoria dei Måneskin nel 2021. Ma niente allarmismi: l’Eurovision esiste da 69 anni e, ci si augura, continuerà a lungo.

Fin dalle origini, si tratta di una competizione internazionale che ha di “europeo” solo il nome, poiché vi partecipano Paesi di ogni parte del mondo. L’edizione 2025 ha visto tra gli altri la presenza di Israele, Armenia, Australia, Azerbaigian e Georgia.

Il concorso vanta una lunga storia. Nato nel 1956 a Lugano, fu organizzato dai membri dell’Unione Europea di Radiodiffusione. La sua longevità è stata riconosciuta anche dal Guinness World Records.

L’evento ha una portata globale: trasmesso in diretta sui principali canali europei, arriva anche in Canada, Australia, Stati Uniti e Cina. È inoltre disponibile in streaming su YouTube.

Pochi sanno che l’Eurovision si ispira al Festival di Sanremo. L’intento originario era quello di promuovere la riconciliazione tra Stati nel secondo dopoguerra, attraverso la musica e la condivisione culturale.

Visto il successo della prima edizione, la manifestazione si è evoluta e si è stabilito che l’evento venisse ospitato a rotazione. Successivamente, si è deciso che fosse il Paese vincitore a organizzare l’edizione successiva.

Come da tradizione, neanche quest’anno sono mancate le polemiche.

Se nel 2022 la Russia fu esclusa per l’invasione dell’Ucraina, l’edizione 2025 ha posto sotto i riflettori il conflitto tra Israele e Palestina. Molti si aspettavano l’esclusione dello Stato israeliano.

Tuttavia, Israele ha partecipato e ha scelto una cantante la cui vicenda personale ha avuto forte impatto simbolico: era presente al festival musicale nel deserto attaccato da Hamas, e si è salvata fingendosi morta sotto una pila di corpi.

Le proteste non sono mancate. In molti hanno manifestato per strada con striscioni e bandiere, e l’artista è stata fischiata durante la parata di presentazione e sul palco.

Fortunatamente, la manifestazione si è chiusa senza incidenti. Resta da capire se Israele potrà partecipare anche nel 2026.

Tra i protagonisti più discussi, anche l’estone Tommy Cash, che ha giocato ironicamente con l’italianità. Con la sua verve grottesca, i movimenti caricaturali e il tormentone Espresso Macchiato, ha colto di sorpresa l’Europa.

In Italia, inizialmente criticato per aver messo in scena stereotipi considerati irrispettosi, è stato progressivamente apprezzato, fino a essere accolto – almeno idealmente – come “il terzo italiano in gara”.

Il pensiero conclusivo va a Lucio Corsi. Le aspettative erano alte, ma forse la scelta di cantare in italiano non ha favorito la sua visibilità. Il brano, meno ballabile rispetto ad altri, non ha incontrato i gusti più generalisti.

Il suo punto di forza era il testo, essendo Corsi un raffinato paroliere. Sul palco erano presenti i sottotitoli, ma resta il dubbio su quanti abbiano colto il significato profondo del brano.

Non si tratta, in ogni caso, di una sconfitta definitiva. Semmai di un nuovo inizio. E chissà che la visibilità internazionale non lo porti presto a sperimentare anche con l’inglese.

Giovanni Lombardo

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