Lo scalo fantasma di Comiso

L’aeroporto che doveva servire parte della Sicilia sud-orientale è rimasto deserto. Deserto di passeggeri. Gli oltre cento lavoratori, invece, continuano a operare, seppur in modo sporadico.

Ma andiamo con ordine. Lo scalo ibleo, situato a soli 15 chilometri dalla città di Ragusa, nacque come aeroporto militare per essere poi riconvertito in scalo turistico. Dal 2013 è gestito dalla SAC, la stessa società che controlla l’aeroporto di Catania.

Dopo un avvio piuttosto positivo, l’attività dello scalo ha registrato un lento declino, culminato nel 2023, quando Ryanair ha abbandonato ufficialmente la struttura.

Da quel momento, nonostante l’intervento della Regione Siciliana con un bando di incentivi destinato alle compagnie aeree per mantenere operativo l’aeroporto, la crisi è sembrata irreversibile.

A maggio del 2023 sembrava esserci una timida ripresa: Aeroitalia ha attivato alcune rotte verso Roma, Milano, Bergamo e Bologna. Anche Wizzair ed EasyJet hanno inaugurato collegamenti nazionali e internazionali.

A distanza di due anni, però, lo scalo è di nuovo pressoché inattivo. Solo pochissime tratte attive, operative due giorni a settimana. Un’assurdità per un’infrastruttura pensata per servire oltre un milione di abitanti.

È lecito sostenere il costo di oltre cento dipendenti per un aeroporto quasi del tutto inutilizzato? E soprattutto: non è quantomeno discutibile aver affidato la gestione dell’aeroporto di Comiso alla stessa società che amministra un diretto concorrente, a pochi chilometri di distanza?

La SAC ha sfruttato lo scalo ibleo solo quando un incendio ha reso inagibile il terminal di Catania, costringendo a dirottare molti voli su Comiso. Dopo quell’episodio, il silenzio.

Con l’estate ormai alle porte, le ripercussioni sul turismo locale sono già evidenti. Le perdite economiche si stimano in milioni di euro.

Chi si assumerà la responsabilità di questo fallimento? Ricordiamo che nel 2023 la Regione Siciliana ha stanziato ben tre milioni di euro per potenziare l’aeroporto.

La vicenda sarebbe forse passata sotto silenzio, se non fosse scoppiata una polemica grazie all’intervento social del sindaco di Acate, Gianfranco Fidone, che ha definito la situazione un vero e proprio “disastro” e uno “scempio”.

La preoccupazione cresce tra i lavoratori dello scalo e tra chi, nelle vicinanze, ha investito in attività legate al traffico aeroportuale, come B&B, ristoranti e servizi turistici. In risposta, sono stati pubblicati nuovi bandi per tentare di rilanciare lo scalo.

Notizia recente è che da luglio partirà un volo Vueling per Barcellona, e che altri collegamenti verso Roma e probabilmente Milano verranno attivati entro l’autunno, per garantire la continuità territoriale.

I nuovi bandi prevedono un sistema di incentivi per le compagnie in grado di attivare i voli già da questa estate. È evidente che, dopo l’esplosione della polemica a livello nazionale, si stia tentando in ogni modo di colmare le falle.

Al dibattito hanno preso parte, a vario titolo, esponenti politici e figure di spicco della provincia di Ragusa e non solo. Fioccano le accuse reciproche, mentre si assiste con crescente preoccupazione allo stallo in cui versa l’aeroporto. Tutti invocano un rilancio, nonostante il disinteresse mostrato fino a poco tempo fa.

L’ultimo episodio è andato in scena in televisione, dove il sindaco di Acate e la sindaca di Comiso, Maria Rita Schembari, si sono scontrati duramente sulla questione. Nessuna conclusione concreta, se non la promessa della sindaca: dall’inverno prossimo lo scalo tornerà operativo. Ma è bene ricordare che, nel periodo di massimo sviluppo, l’aeroporto contava fino a 10-12 voli al giorno. Riuscirà davvero a raggiungere nuovamente quei numeri?

Da siciliani, ce lo auguriamo. Ma, per ora, si tratta solo di promesse. Parole campate in aria. Senza alcun aeromobile all’orizzonte. 

Giovanni Lombardo

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