La sospensione dei visti agli studenti stranieri in USA
Con Trump al governo non ci si annoia mai. L'ultima polemica riguarda la concessione dei visti agli studenti internazionali.
L'azione è stata posta sotto l'aspetto della sicurezza nazionale. La paura è che attraverso gli atenei riescano ad entrare nel paese spie straniere.
Alcuni studenti cinesi hanno già visto revocare il visto e molti altri come loro, che recentemente hanno manifestato a favore della Palestina, sono stati arrestati e minacciati di deportazione.
Tutte le università americane hanno protestato riguardo il provvedimento. Soprattutto Harvard, dove tra gli studenti aleggia molta paura, confusione e stress. E sono molti quelli tra loro che stanno ora cercando una opzione formativa diversa al di fuori degli Stati Uniti.
Attualmente, si stima che gli studenti stranieri siano circa il 6% del totale e che tra questi, quelli di nazionalità cinese iscritti sarebbero almeno 277.000, secondi solo agli indiani, 332.000.
La risposta da parte del governo cinese non si è fatta attendere. ll governo americano è stato accusato di aver utilizzato l'ideologia come pretesto per una "decisione irragionevole, che danneggia i legittimi diritti e gli interessi degli studenti cinesi e i rapporti di scambio culturale tra i due paesi, definendo questa pratica quale atto politico e discriminatorio. Smaschera inoltre le bugie della cosiddetta libertà e apertura che gli Stati Uniti hanno sempre pubblicizzato, danneggiando ulteriormente l'immagine internazionale e nazionale, nonché la credibilità nazionale degli Stati Uniti".
Eppure, in passato sono state scoperte, diverse volte, spie cinesi in contesti internazionali. Ad esempio come Germania nel 2020 e nel 2024, ma anche in America, dove alcuni neo professori di origine straniera, dopo aver acquisito know how importanti, o cariche in posizioni sensibili, hanno abbandonato il paese portando tutte le proprie conoscenze acquisite, nel proprio paese d'origine.
In un momento in cui la Cina viene sempre più vista come un nemico, la tensione vola alta ed è importante capire esattamente a chi si sta concedendo il diritto di vivere sotto la propria bandiera.
Al centro della questione, anche la cosiddetta "fuga dei cervelli".
Ragionando sulla possibilità di riempire quei vuoti e quelle posizioni solamente dai propri cittadini, piuttosto che istruire stranieri.
Eppure c'è chi parla di "vendetta personale", ai danni soprattutto di università come Harvard. Pare infatti che proprio il figlio di Donald, abbia fatto domanda di adesione e non sia stato ammesso.
In realtà Trump durante la sua amministrazione aveva già diminuito i fondi per moltissimi enti universitari. E ora quest'ennesima trovata costerà loro circa 15 miliardi. Anche perché gli studenti internazionali sono gli unici che pagano appieno la retta.
La preoccupazione d'altro canto é quella di rinunciare a dei talenti stranieri che possibilmente si innesterebbero all'interno del mercato del lavoro americano. Tra asiatici e indiani, si stima che degli studenti che ultimando gli studi presso l'università americana, ne rimangano circa l'80% del totale. Pochi tornano in patria.
Si alzano i cori di protesta da parte degli studenti e delle università, che si dichiarano in qualche modo censurate o comunque, sottoposte ad un controllo massivo riguardante la propria libertà ed indipendenza.
Un'azione legale da parte dell'università di Harvard contro il governo federale, è riuscita attualmente a bloccare almeno in parte il provvedimento. L'istituto ha accusato senza giri di parole l'amministrazione Trump di aver esercitato una chiara ritorsione per l'esercizio da parte del college dei suoi diritti garantiti dal primo emendamento, e di voler controllare la governance, il curriculum e l'ideologia dei propri studenti e dei docenti.
Le accuse del governo contro Harvard sono antisemitismo, legami con il partito comunista cinese ed eccessiva tolleranza verso le proteste radicali.
L'entità di cui si veste è di dubbia certezza. Apparentemente sembra solo una sorta di deliberato accanimento contro gli stranieri, in quanto non si hanno notizie sul rischio concreto che potrebbe insorgere per la loro sicurezza. Di fatto passerà ancora molto tempo prima che si risolva questo dilemma.