Il boicottaggio dell'esame di maturità

Tra i trend emersi in questo 2025, quello dei ragazzi che rifiutano di sostenere l'esame orale durante la maturità è senz'altro tra i più enigmatici. 

Un comportamento impensabile fino a qualche tempo fa, quest'anno è diventato un vero e proprio caso nazionale. Diversi studenti hanno aderito a questa sorta di "ribelle protesta" contro il sistema scuola. 

Gli episodi si sono verificati a Padova, Belluno, Treviso, ma anche in altre città d'Italia. 

Alcuni studenti hanno rifiutato di sottoporsi all'esame orale, ottenendo comunque il diploma grazie ai crediti necessari. Si tratta di una semplice furbizia o una di una vera e propria forma di dissenso contro un sistema scolastico considerato ormai obsoleto? 

Nelle motivazioni dei ragazzi c'è tanto. La maggioranza ha espresso dubbi circa la reale validità di questo modello di promozione. Uno degli studenti coinvolti ha dichiarato: "I voti, da alcuni alunni, vengono vissuti malissimo. In classe c'è molta competizione. Ho cominciato a rifletterci vedendo le reazioni di alcuni compagni. Come vivevano il tutto senza capire che cosa significasse davvero un voto. Erano ossessionati dal risultato, al punto da diventare addirittura cattivi. Forse é colpa del carattere, i professori, la pressione della famiglia, non so". 

Sulla vicenda è entrato a gamba tesa il Ministro dell'Istruzione Valditara: "Tra le riforme che stiamo per varare, ci sarà anche una riforma sull'esame di maturità. Comportamenti simili non saranno più possibili. Se uno studente non si presenta all'orale volontariamente, decide di non rispondere alle domande dei docenti, non per impreparazione -quello può capitare - ma perché vuole boicottare deliberatamente l'esame, dovrà ripetere l'anno scolastico".

Non si è fatta attendere la risposta della "Rete degli studenti medi": "L'esame non tiene conto del nostro futuro. Sempre più ragazzi e ragazze scelgono, giustamente, di protestare contro questo tipo di modello di maturità perche sentito troppo distante. Come sindacato studentesco, non possiamo che essere d'accordo. C'è un problema e allora, forse, il ministro dell'istruzione Valditara dovrebbe ascoltarci invece di voltarsi dall'altra parte". A dirlo è Bianca Piergentili, Coordinatrice della rete degli studenti. "Lo abbiamo detto ormai troppe volte, l'esame di Stato va ripensato. Oggi non tiene conto né dell'esigenza della comunità studentesca e del proprio futuro, né valuta in modo coerente il percorso formitvo effettuato nei cinque anni di scuola superiore. Il curriculum dello studente rimane inascoltato. L'esame diventa discriminatorio proprio perché misura opportunità individuali più che reali competenze. La scuola dovrebbe preparare il nostro futuro, non valutarci". 

Anche la "UGL Scuola" è intervenuta sul caso: "Noi riteniamo che la scuola debba avere anche regole precise che garantiscano ad ognuno, il merito e dei risultati raggiungibili. Nel momento in cui sono previste prove orali e scritte, soprattutto in un contesto atteso a chiudere il ciclo scolastico, non è auspicabile che possano esistere diversi modi di valutazione". A dirlo, il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupi. "Certo, possiamo anche comprendere la voglia di contestazione dei giovani, e nulla toglie che chiunque possa far mettere agli atti la contrarietà a sostenere la prova orale. Fermo restando che, dopo l'eventuale precisazione, si sostenga la prova specifica. Tra l'altro, noi crediamo che la prova orale, in quanto esercizio di espressione, sia fondamentale per una valutazione complessiva dei ragazzi". 

Al dibattito si unisce anche il Vice-Presidente Nazionale Dirigenti Scuola, Roberto Mugnai: "I recenti episodi degli studenti che rifiutano di sostenere il colloquio per protestare quanto il sistema scolastico sia visto come rigido e competitivo, sollevano non pochi interrogativi. Sono gesti che nascono da un disagio diffuso, vissuto quotidianamente da studenti pressati da eccessive aspettative scolastiche e familiari. Se da un lato riteniamo che in un esame pubblico sia necessario mantenere un comportamento rispettoso e responsabile, e che sia legittimo attendersi serietà da tutti i candidati, dall'altra parte sarebbe superficiale ridurre questi gesti di dissenso civile a semplici mancanze di rispetto. È una richiesta di attenzione rivolta al mondo degli adulti, della scuola e della politica. C'è forse più bisogno di ascolto che di giudizio. Episodi come questi devono portare a una riflessione profonda non solo sull'esame di Stato, ma all'intero impianto scolastico da ripensare, dalla didattica all'organizzazione del tempo scolastico. La scuola, dal sistema delle classi alla cultura e alla valutazione. Serve un cambiamento profondo che renda la scuola un luogo di crescita e non di classificazione". 

In sintesi, una questione spinosa che coinvolge un numero crescente di studenti, convinti che l'esame sia oramai un mezzo superato e contrario a quella che è l'etica dell'educazione e dell'insegnamento.

Il ministro, tuttavia, si mostra inflessibile, proseguendo per la sua strada senza accogliere le richieste di ascolto da parte degli studenti. 

Sarebbe ingenuo non ammettere che qualcosa stia cambiando in questi ragazzi. Hanno sempre più paura del voto, paura di essere giudicati e di non essere all'altezza. In qualche modo, non si sentono più parte di quella scuola di stampo antico che ha cresciuto le generazioni precedenti. Per questa nuova generazione è tutto oramai inadeguato e datato. 

Le istituzioni però sembrano non voler cambiare rotta, nonostante le richieste di aggiornamento del sistema educativo da parte degli studenti. Molto probabilmente, le proteste studentesche non si esauriranno semplicemente con l'ennesima "già superata" direttiva istituzionale.

Giovanni Lombardo

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