Violenza contro medico del Garibaldi e reparto distrutto: due rinvii a giudizio
Lo rende noto l'azienda ospedaliera etnea.
Rinviati a giudizio. Lo ha deciso il giudice nei confronti degli individui che hanno fatto irruzione all'interno dell'Arnas Garibaldi di Catania, minacciando il personale e mettendo a soqquadro i reparti.
Lo comunica l'azienda. I fatti si sono verificati il 3 luglio del 2024 nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale catanese situato nel centro della città. Secondo quanto accertato dagli organi inquirenti, l’aggressione ha avuto luogo in un contesto di particolare tensione emotiva ed è culminata con minacce e violenze fisiche ai danni di un medico in servizio, nonché con il danneggiamento di arredi e strutture ospedaliere. L’episodio ha determinato l’interruzione temporanea dell’attività del reparto, con inevitabili ripercussioni sull’erogazione dei servizi sanitari.
Una buona notizia, il rinvio a giudizio. Al di là di come andrà il processo è un segnale di reazione alle troppe scene di violenza ai danni del personale sanitario e degli infermieri. Un segnale per chi crede che la giustizia si possa ottenere con la prevaricazione o con l'uso della forza o che la sofferenza possa essere affievolita provocandone dell'altra.
In una nota, l'Azienda ospedaliera etnea condanna con la massima fermezza ogni forma di violenza contro il personale sanitario, che opera quotidianamente in condizioni di forte pressione e con spirito di servizio verso la collettività; ribadisce il proprio impegno a tutela della sicurezza di tutte le lavoratrici e i lavoratori della sanità, anche attraverso il rafforzamento di misure preventive e di protezione nei luoghi di cura; si è costituita parte civile nel procedimento penale, a difesa dell’istituzione e del diritto del personale sanitario di svolgere il proprio lavoro in un ambiente sicuro e rispettoso.
"L’ARNAS Garibaldi - si legge - auspica che la giustizia possa fare il suo corso in tempi brevi, affinché vengano chiarite le responsabilità e riconosciuti i diritti di chi è stato colpito da un gesto tanto grave quanto inaccettabile".



