Eurovision 2026 ed un problema chiamato Israele

Polemiche, polemiche, polemiche. Questo è il leitmotiv della manifestazione Eurovision che si terrà a Vienna a maggio 2026. Un totale caos per gli organizzatori, coinvolti nella difficile decisione di escludere o meno lo stato di Israele dalla competizione. Se in passato era già successo qualcosa di simile con la Bielorussia e la Russia, escluse dalla competizione con il benestare di tutte le nazioni, questa volta la situazione è molto più complicata.

Ad iniziare la polemica è stata la Spagna. Qualche mese fa, con un comunicato stampa, la radio televisione pubblica spagnola RTVE ha reso note le sue intenzioni di ritirarsi alla competizione se fosse presente Israele: "La Spagna si ritirerà dall'Eurovision se Israele continuerà a partecipare al concorso. Il consiglio di amministrazione della corporazione ha preso questa decisione a maggioranza assoluta dei suoi membri".

Parliamo di un membro dei Big Five insieme a Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Uno degli stati partecipanti che ha particolarmente contribuito all'evento nel tempo, sin dalla creazione, anche attraverso un supporto economico costante. Il forfait della Spagna, però, non è l'unico ad essere stato annunciato. Anche Slovenia, Islanda, Irlanda e Paesi Bassi.

In Italia, alcuni esponenti della Rai hanno chiesto al Governo italiano di prendere una posizione concreta: "Già cinque stati hanno deciso nelle scorse settimane di non partecipare alla manifestazione se prenderà parte Israele. Chiediamo che l'Italia faccia altrettanto, dando un segno concreto di vicinanza a un popolo sottoposto a sterminio. L'Eurovision è sempre stato un evento internazionale fondato su valori di pace, inclusione, rispetto e fratellanza tra i popoli. Tuttavia la partecipazione di paesi che non rispettano i diritti umani, rischia di comprometterne profondamente il senso e la credibilità. Ricordiamo che proprio per questo, in anni recenti, l'EBU ha deciso di escludere prima la Bielorussia e poi, dopo l'invasione dell'Ucraina, la Russia. In questo contesto la presenza italiana senza alcuna forma di dissenso o segnale simbolico potrebbe essere interpretata come una legittimazione silenziosa di ciò che sta accadendo. Crediamo invece che l'Italia, paese fondatore dell'Unione Europea, debba promuovere valori di pace, inclusione, rispetto e fratellanza tra i popoli sottoposto a sterminio. Annunciare ora questa scelta è un modo in più per far pressione su Israele, fargli percepire l'isolamento internazionale e indurlo a fermare il massacro, magari in tempo per tornare sul palco di Vienna".

Il clima di tensione su Israele si era percepito già nella scorsa edizione. Nel 2025, la cantante israeliana Yuval Rafael, conosciuta per essere sopravvissuta alla strage del 7 ottobre, aveva subito diverse contestazioni. Ci si aspettava quindi che le cose sarebbero potute degenerare.

Eppure non tutti gli stati sono contro la partecipazione di Israele alla manifestazione. Ad esempio la Germania, che invece attraverso il Cancelliere Merz ha affermato che: "Se Israele fosse esclusa, sosterrei l'idea che la Germania non debba partecipare alla manifestazione. Penso che sia uno scandalo che se ne parli. Israele ha un posto lì e gli appartiene". La preoccupazione degli organizzatori è grande, perché la Germania si è volutamente messa in opposizione a tutti gli altri paesi, ed è sempre stato il primo paese per contribuzione economica, nonché il terzo per ascolti in Europa.

Un'Europa sempre più divisa sul caso israeliano, che a novembre dovrà votare circa l'ammissione di questo alla manifestazione. E' possibile che il piano ideato in questi giorni dalla Casa Bianca per la pace a Gaza possa portare alcuni a cambiare opinione, ma c'è chi ha già dichiarato che chiederà ugualmente l'esclusione dello stato sionista dall'evento del 2026.

Infine, una dichiarazione dell'Austria è arrivata a complicare ulteriormente la situazione: "Se Israele dovesse venire esclusa, Vienna non ospiterà l'evento". 

Giovanni Lombardo

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